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Note di management n° 22

 

Orientare all'imprenditorialità

Stiamo assistendo oggi in Italia ad un vero e proprio ipertrofismo formativo, un’offerta inflazionata di corsi, seminari, incontri in campo manageriale ed imprenditoriale con almeno due caratteristiche come denominatore comune:

  • 1.    una generale carenza e, spesso, assenza di effettiva well-experience (esperienza pratica, vissuta) da parte dei docenti/conduttori

  • 2.    la completa assenza, o quantomeno la marginalità dell’orientamento, considerato come semplice appendice ad un fenomeno formativo in continua espansione e non, al contrario, come strumento base per ottimizzare l’offerta formativa e dotato di una propria autonoma funzione nel contesto domanda-offerta di lavoro. 

Dobbiamo essere consapevoli che, senza una preventiva azione di orientamento, non è agevole individuare le attività formative più necessarie e fare in modo che queste siano utilmente fruite da persone motivate e coscienti dei propri obiettivi professionali.

Il ruolo dell’orientamento, in particolare nella sua specificità riferita agli atteggiamenti tipici dell’agire imprenditoriale, è ancora una disciplina troppo poco esplorata rispetto al contributo che potrebbe fornire per una complessiva crescita della cultura economica e del lavoro.

Indubbiamente gli imprenditori non costituiscono un gruppo omogeneo, ma tuttavia presentano elementi del carattere e comportamenti comuni: in generale, grande autonomia, vivo bisogno d’indipendenza, profondo desiderio di risultati e realizzazione personale.

Lo spirito imprenditoriale nasce con un cambiamento delle attitudini culturali, deve quindi essere sviluppato il più presto possibile al fine di fornire il bagaglio culturale necessario per osare l’impresa.

Assume quindi notevole importanza l'orientamento mediante azioni di tipo informativo, formativo e di counseling nel processo di scelta e di cambiamento, negli studi e nel lavoro.

Globalmente, è possibile constatare che le modalità d’insegnamento dei sistemi educativi europei, generalmente basati su un modello didattico, stimolano scarsamente lo spirito d’impresa e non predispongono all’imprenditorialità.

A tutti i livelli dell’insegnamento, l’allievo è spesso uno studente passivo, che apprende attraverso lo scritto, prendendo degli appunti, in un ambiente programmato e ben organizzato, senza pressioni su obiettivi immediati e misurabili.

Nel promuovere lo spirito d’impresa nei giovani l’educazione e la formazione hanno un ruolo molto importante.

La formazione detta imprenditoriale, poggiando per gran parte su una pedagogia della creazione di situazioni, permette ai giovani di acquisire uno spirito d’iniziativa capace di contribuire ad un loro migliore inserimento sociale.                                 

Orientare all’imprenditorialità non significa ovviamente rendere tutte le persone coinvolte dei creatori d’impresa, ma semplicemente invogliare coloro che hanno un progetto, in senso lato, a passare all’azione per realizzarlo.

Meglio preparati, questi giovani affrontano la vita professionale nelle migliori condizioni.

Queste azioni permettono anche di preparare i giovani a nuove forme di lavoro: il mercato del lavoro è in piena evoluzione ed è importante che gli studenti prendano coscienza del fatto che dovranno adattarsi a nuovi modi di lavorare, ovvero:

  • non necessariamente per un solo datore di lavoro

  • non necessariamente in un solo luogo

  • non necessariamente con una sola fonte di guadagno

  • non necessariamente esercitando un unico mestiere per tutta la vita.

Vediamo alcuni principi base dell'orientamento:

  • Globalità

Per avere successo nell’educazione all’imprenditorialità è necessario, inizialmente, effettuare delle azioni a tutti i livelli d’insegnamento: l’impatto sarà tanto più importante quanto più l’approccio sarà globale.

E’ a tutto il ciclo completo dell’istruzione – scuole primarie, secondarie, superiori, università, scuole di specializzazione commerciale o ingegneristica – che spetta la missione di infondere il gusto dell’intraprendere. Ovviamente lo spirito d’impresa non si può insegnare ex cathedra decidendo che la scuola formerà ogni anno un certa percentuale di creatori d’impresa.

  • Diverse modalità di azione

Le esperienze effettuate consentono di individuare tre grandi categorie d’azione: le azioni di sensibilizzazione, quelle di specializzazione e, alla fine, quelle di sperimentazione.                                                                                                                            I tre stadi sono complementari tra loro e possono sicuramente sovrapporsi nella pratica.

 

Le azioni di sensibilizzazione  

Nell’istruzione primaria, l’obiettivo delle azioni dette di sensibilizzazione è quello di sviluppare l’autonomia, l’apprendimento e lo spirito imprenditoriale.

Nelle scuole secondarie e superiori, l’obiettivo perseguito è quello di fornire agli studenti uno sbocco sul mondo dell’impresa. L’idea è piuttosto quella di permettere ai giovani di meglio comprendere ed assimilare che cos’è l’impresa, le poste in gioco, i suoi vincoli, i suoi obiettivi e il suo ruolo nell’economia di un paese.

Ancora una volta, si tratta di dimostrare che la creazione d’impresa non solo è possibile, ma anche esaltante ed arricchente.

 

Le azioni di specializzazione 

Condotte soprattutto nell’ambito dell’istruzione secondaria e superiore, le azioni di specializzazione devono permettere agli studenti di approfondire le proprie conoscenze e di apprendere la diversità dell’imprenditoria. Essi ricevono un insegnamento allo stesso tempo teorico e pratico sulle tecniche di gestione, il know-how del creatore, il suo ambiente, ecc.

Le azioni di specializzazione si caratterizzano principalmente per l’organizzazione e per lo sviluppo di programmi pedagogici specifici: corsi specializzati, studi di casi reali, lavoro sul campo.

 

Le azioni di sperimentazione 

Attraverso progetti approfonditi ed esperienze sul campo, gli studenti di fine ciclo hanno, se lo desiderano, l’opportunità di lavorare sul proprio progetto di creazione o di rilevazione di un’impresa oppure di partecipare alla messa in opera di un tale progetto da parte di altri. Queste azioni permettono anche di partecipare allo sviluppo dell’attività in seno ad imprese già esistenti.

I portatori di progetti sono seguiti nell’elaborazione del loro business plan, ricevono dei consigli individualizzati, sono messi in contatto con dei partner esterni. Talvolta vengono organizzati dei concorsi per premiare i progetti migliori.

 

Un esempio francese: l’Académie d’Entrepreneuriat 

Alcuni insegnanti si sono riuniti nell’Académie d’Entrepreneuriat (Accademia dell’Imprenditoria).

Questa associazione riunisce insegnanti provenienti da universi differenti (università, scuole di specializzazione ad indirizzo commerciale ed ingegneristico, IUT - Istituto Universitario di Tecnologia - e insegnamento secondario) che incoraggiano ed accompagnano i progetti di creazione e di rilevazione d’impresa dei loro studenti e dei loro stagisti che desiderano scambiarsi esperienze e strumenti.

I suoi obiettivi sono:

  • Incoraggiare l’imprenditoria a tutti i livelli del sistema scolastico e della formazione permanente,

  • Creare e diffondere i metodi pedagogici specifici per l’imprenditorialità,

  • Promuovere lo sviluppo della ricerca e la diffusione dei suoi risultati,

  • Facilitare gli scambi di esperienze e di informazioni tra i suoi membri e con tutti gli organismi internazionali incentrati sull’imprenditoria,

  • Ottenere il riconoscimento dell’imprenditorialità come disciplina accademica,

  • Contribuire alla formulazione di politiche pubbliche favorevoli all’emergere di un’economia imprenditoriale.

Un esempio americano: il BUZZ PROJECT®  

Agli inizi degli anni ’80 negli Stati Uniti il college che introdusse un’innovazione fondamentale in questo campo fu il Babson College di Wellsley nel Massachusetts. I responsabili del progetto formativo erano un professore di ruolo e un imprenditore.  Lo scopo era quello di portare questo team a sviluppare le modalità teoriche e pratiche necessarie per educare all’imprenditorialità gli studenti delle scuole medie superiori.

Oggi la maggior parte dei college statunitensi in cui si studiano materie economiche offre corsi sull’imprenditorialità e, in alcuni casi, è possibile formare anche studenti già diplomati o laureati.

In quegli stessi anni si aprì un dibattito sulla possibilità di insegnare l’imprenditorialità a scuola. Le scuole iniziarono anche a fornire informazioni pratiche su argomenti quali la stesura del business plan e la predisposizione di programmi per le piccole imprese.

In seguito, furono condotte ricerche e corsi sulle dinamiche del family business, le imprese a conduzione familiare, un fenomeno molto diffuso in Italia soprattutto nelle piccole e micro aziende.

Oggi ci sono molti centri per il family business negli USA: gli imprenditori e le loro famiglie si incontrano regolarmente per continuare la loro formazione.

Se, da un lato, una ricerca condotta dall’Università di Syracuse (New York) ha dimostrato che crescere in una famiglia di imprenditori è il metodo migliore per apprendere attitudini e comportamenti imprenditivi, dall’altro molti gruppi di ricerca interessati a insegnare questi comportamenti ai giovani devono ancora capire come applicare questi dati alla realtà.

Proprio questo dibattito ha spinto alla creazione del BUZZ PROJECT® , un programma completo per lo sviluppo delle capacità imprenditoriali nei ragazzi dai tre ai diciotto anni introdotto da Cindy Iannarelli nei primi anni '80.

Come lei stessa racconta, la sua famiglia, di origine italiana come rivela il cognome, è attiva da anni nel settore della lavanderia a secco. Suo padre ha impiantato l'attività, ma in seguito alla sua morte prematura è stato sostituito da sua madre. Cindy è stata quindi sempre a contatto con il mondo dell'imprenditorialità familiare e ha intrapreso gli studi in quella direzione, sia al college che nel PhD.  

Il BUZZ PROJECT® simula l’esperienza dell’impresa familiare, che è risultata essere l’ambiente migliore per trasmettere capacità d’impresa alle nuove generazioni.

Le imprese familiari costituiscono l’unico ambito in cui possa essere studiato questo insolito fenomeno sociale di simultanea socializzazione familiare e lavorativa e la trasmissione di competenze imprenditoriali.    

I prodotti educativi del BUZZ PROJECT® sono venduti via Internet, nei negozi specializzati di tutto il mondo e ai seminari per imprenditori ed insegnanti, ma sono disponibili anche presso le principali librerie di Stati Uniti e Canada.

Il BUZZ PROJECT® prevede cinque livelli distinti per età, ognuno dei quali presenta cinque categorie di capacità imprenditoriali e la relativa metodologia d’insegnamento:

1) Self Starting Skills - Capacità di iniziativa

2) People Skills - Capacità di gestione delle risorse umane

3) Marketing Skills - Capacità di marketing

4) Money Skills - Capacità di gestire il denaro

5) Leadership Skills - Capacità di leadership

 

Conclusioni 

Orientare all’imprenditorialità significa educare alla costruzione di una visione strategica di tipo imprenditoriale anche nella ricerca del lavoro dipendente e nell’interpretazione del proprio ruolo all’interno dell’azienda.

In considerazione di questo aspetto, l’azione di orientamento si concentra sugli strumenti dell’imprenditore attraverso un percorso di simulazione di creazione d’impresa per giungere infine all’elaborazione di un percorso di acquisizione delle caratteristiche proprie dell’agire imprenditoriale che educhi alla assunzione di una prospettiva imprenditoriale, non più focalizzato esclusivamente sulla creazione di impresa.

Il senso eminente dell’orientamento imprenditoriale è oggi educazione ad un rapporto intelligente e sano con le mutate condizioni del mercato e del mondo del lavoro.

 

Roma, Febbraio 2008

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