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Note di management n° 17
L'Intelligenza Emotiva nel
lavoro
“... Come l’ho definita, una competenza emotiva è ‘una capacità acquisita
basata sull’intelligenza emotiva che si risolve in prestazioni di rilievo
sul lavoro’ (Goleman, 1998b).
...
Le competenze emotive sono abilità lavorative che possono, ed in verità
devono, essere acquisite.
...
La Figura 3.1 presenta la versione corrente del mio quadro d’insieme EI
(*). Un complesso di venti competenze articolate in quattro gruppi di
abilità EI generali.
...
Figura 3.1 QUADRO D’INSIEME DELLE COMPETENZE EMOTIVE
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Se stessi
Competenze personali |
Altri
Competenze sociali |
Riconoscimento |
Consapevolezza di sé
|
Coscienza sociale
-
empatia
-
spirito di servizio
-
coscienza organizzativa
|
Regolazione |
Padronanza di sé
|
Gestione relazioni
-
promuovere lo sviluppo altrui
-
influenza
-
comunicazione
-
gestione dei conflitti
-
leadership
-
catalizzatore di cambiamento
-
costruttore di legami
-
lavoro di gruppo &
collaborazione
|
...
L’evidenza suggerisce che la leadership EI è la chiave per creare un Clima
lavorativo che motiva i collaboratori e li spinge a dare il meglio.
...
Un’analisi Hay/McBer dei dati relativi a 3.781 dirigenti, correlati
alle rilevazioni di Clima effettuate sui loro collaboratori, suggerisce che
il 50-70 % della percezione da parte di questi ultimi del Clima lavorativo è
legata alle caratteristiche EI del leader (Goleman, 2000b).
Ricerche condotte sullo stesso
campione di dati getta luce sul ruolo delle competenze EI
nell’efficacia della leadership, mostrando come sei diversi stili di
leadership in chiave EI influenzino il Clima.
Quattro stili – il
visionario/visionary (talvolta chiamato l’autorevole/authoritative),
l’affiliativo/affiliative, il democratico/democratic e l’allenatore/coaching
– indirizzano normalmente il Clima in senso positivo.
Due stili – il
coercitivo/coercive e l’apripista/pacesetting – tendono ad
orientare il Clima verso il basso, in particolare quando i leader li
utilizzano in eccesso (sebbene ognuno di questi due possa avere un impatto
positivo quando applicato in situazioni appropriate).
La Tabella 3.1 riassume questi
effetti.
Tabella 3.1 STILE DI LEADERSHIP, EI ED EFFICACIA ORGANIZZATIVA
|
Coercitivo |
Visionario |
Affiliativo |
Democratico |
Apripista |
Allenatore |
Quando
usarlo |
In una
crisi, per imprimere una svolta, o con collaborato ri difficili |
Quando il
cambiamento richiede una nuova vision, o quando necessita una direzione
chiara |
Per
sanare lacerazioni in un gruppo o motivare in periodi stressanti |
Per
recupera re adesioni o creare consenso, o per ottenere validi input dai
collaboratori |
Per
ottene re risultati immediati da un gruppo fortemente motivato e
competen te |
Aiutare
un collaboratore a migliorare la sua prestazione o crescere nel lungo
periodo. |
Obiettivo |
Acquiescen za immediata |
Mobilitare gli altri a seguire una vision |
Creare
armonia |
Creare
impegno attraverso la partecipazio ne |
Assolvere
compiti ad alto livello |
Creare
punti di forza per il futuro |
Impatto sul Clima |
Fortemente negativo |
Estremamen te positivo |
Altamente
positivo |
Altamente
positivo |
Altamente
negativo |
Altamente
positivo |
Compete nze EI |
Tensione
ai risultati; iniziativa, autocontrol lo emotivo |
Fiducia
in se stessi; empatia; catalizzatore di cambiamento |
Empatia,
spirito costruttivo; gestione dei conflitti |
Collaborazio ne; leadership di gruppo; comunicazio ne |
Coscienzio sità; tensione ai risultati; iniziativa |
Facilitare lo sviluppo degli altri; empatia; consapevolez za emotiva |
I leader visionari sono empatici, hanno fiducia in se stessi, e
spesso operano come agenti di cambiamento. Anche i leader affliliativi
sono empatici, con punti di forza nel creare relazioni e gestire conflitti.
Il leader democratico incoraggia collaborazione e lavoro di gruppo e
comunica con efficacia – in particolare è un eccellente ascoltatore. E il
leader allenatore è emotivamente consapevole, empatico, e abile
nell’individuare e valorizzare le potenzialità degli altri.
Il leader coercitivo si basa sul potere derivatogli dalla sua
posizione, ordinando agli altri di eseguire i suoi desiderata, ed è
tipicamente penalizzato da una mancanza di empatia. Il leader apripista
fissa alti standard e li dimostra, esibendo iniziativa ed una forte tensione
ai risultati – ma all’eccesso, troppo spesso minimizzando o criticando
quelli che non riescono a rispettare i suoi alti standard piuttosto che
aiutarli a migliorarsi.
I leader più efficaci integrano
quattro o più dei sei stili con regolarità, optando per quello più adatto
nelle diverse situazioni.
Per esempio, lo studio sui leader
scolastici ha rivelato che nelle scuole dove i capi impiegavano quattro o
più stili di leadership gli studenti avevano prestazioni accademiche
superiori rispetto agli studenti in scuole analoghe. Nelle scuole dove i
capi impiegavano solo uno o due stili, le prestazioni accademiche erano più
basse. Spesso gli stili qui erano l’apripista o il coercitivo,
che tendono a minare il morale e l’entusiasmo dell’insegnante (Hay/McBer,
2000).
Fra i direttori generali delle compagnie assicurative, i migliori in termini
di crescita e profitti aziendali erano quelli che spaziavano su un ampio
spettro di stili di leadership (Williams, 1994).
Essi erano esperti in tutti i
quattro stili che hanno un impatto positivo sul Clima aziendale –
visionario, democratico, affliliativo, ed allenatore – impiegandoli secondo
le circostanze. Raramente esibivano gli stili coercitivo o apripista.
Certamente, i fattori che
influenzano le prestazioni organizzative sono vari e complessi. Ma la teoria
EI della prestazione a livello collettivo preconizza legami positivi
tra leadership EI, Clima organizzativo, e conseguente livello di
prestazioni.
I dati Hay/McBer indicano non
solo che la leadership su base EI può essere il motore più importante
del Clima, ma anche che il Clima a sua volta determina tra il 20 e il 30 %
della prestazione organizzativa (Goleman, 2000b). Se questi dati sono
confermati, le implicazioni sono fortemente favorevoli all’impiego dell’EI
come criterio di selezione, promozione e sviluppo: tale applicazione diviene
una scelta strategica competitiva.”
(*) EI = Emotional Intelligence = Intelligenza Emotiva
Estratto dal libro The Emotionally Intelligent Workplace –
Chapter III
di Daniel Goleman
Edito da: Cary Cherniss e Daniel Goleman -
Gennaio 2001
(trad. Paolo Mazzoni)
***
Alcune considerazioni sui temi sollevati da Goleman in questo libro e, in
generale, nelle sue recenti pubblicazioni:
-
i sostenitori EI parlano
spesso di Old wine with a new label (Vecchio vino con una nuova
etichetta). Dan Goleman ha pubblicato con il Dalai Lama nel 2003
Destructive Emotions: A Scientific Dialogue with the Dalai Lama, per cui
il pensiero di Confucio, vissuto nel VI secolo avanti Cristo e quindi più o
meno contemporaneo di Platone, ha un ruolo importante nelle sue
elaborazioni.
-
certo, negli ultimi anni,
soprattutto dopo la pubblicazione dei libri di Daniel Goleman e dei suoi
colleghi, l'Intelligenza Emotiva, intesa come la capacità di riconoscere e
di gestire le emozioni, è diventata oggetto di crescente attenzione.
-
pur con tutte le cautele del
caso, dettate soprattutto dalla difficoltà di individuare ed applicare
parametri attendibili di misurazione quantitativa, la competenza emotiva
viene sempre più considerata, negli studi di management USA, come una delle
competenze chiave che il personale aziendale deve possedere, ai diversi
livelli di responsabilità, per assicurare successo ai processi di creazione
di valore e di miglioramento della Qualità di qualsiasi organizzazione,
pubblica o privata.
-
le più attendibili indagini sugli
"imprenditori di successo" mettono in luce che il compito fondamentale del
leader è quello di innescare sentimenti positivi nei propri collaboratori.
Oggi, in qualunque settore operino, le aziende hanno bisogno di leader in
grado di generare nell’impresa quella "risonanza emozionale" che consenta a
ciascuno di realizzare le proprie aspirazioni e di rendere concrete le
proprie potenzialità. È importante notare che, se può essere relativamente
semplice realizzare una soddisfazione emozionale individuale e privata, il
compito è più complesso quando un leader voglia creare una risonanza
emozionale nel gruppo dei propri collaboratori.
-
talvolta il leader di un’azienda
“malata” è schiavo della cosiddetta 'sindrome della rana bollita': se si
immerge una rana in una pentola di acqua bollente la rana salta fuori
istantaneamente, se invece la si mette in una pentola d’acqua fredda sul
fuoco la rana, lentamente, finisce bollita. Il destino di alcuni leader non
è molto diverso da quello della rana: si adeguano alla routine quotidiana,
lasciano che le piccole abitudini si consolidino e, così facendo, decadono
lentamente nell’inerzia.
-
il leader deve, prima di tutto,
sconfiggere l’inerzia e le viscosità sedimentate dell’azienda. Egli dovrà
pertanto creare i presupposti per innescare colloqui, apparentemente avulsi
dai problemi aziendali, allo scopo di capire i sentimenti delle persone. Da
queste conversazioni iniziali, a poco a poco, scaturiscono tematiche più
significative e meno generiche, sempre più legate alla realtà
dell’organizzazione. Inoltre, ed è quel che più conta, quando le persone
parlano delle problematiche dell’azienda e di come ci si sente a lavorarci
dentro tendono, in qualche misura, a fare propri i problemi ed i sogni
dell’imprenditore. Si tende naturalmente a creare un linguaggio condiviso
che genera, a sua volta, un senso di aggregazione e di coinvolgimento dal
quale nasce la spinta necessaria per passare dalle parole all’azione.
Tratterò, in una prossima Nota, alcune implicazioni per la formazione
manageriale nelle piccole e micro aziende che vale la pena di valutare con
attenzione.
Roma, Settembre 2006
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